COLTIVARE DESIDERI
GLI ORTI DIDATTICI a scuola
Scuola Infanzia G. Zavalloni
a.s. 2022/2023

Per coltivare un sogno
occorrono
gli occhi dell’astronomo
e la pazienza del contadino.

Possano crescere stelle
nel tuo giardino.

Adele Cammarata

Possano crescere stelle o meglio il desiderio delle stelle…

La parola desiderio significa proprio indagare per una mancanza, ecco dunque, l’intento della nostra scuola: suscitare curiosità, ricerca e interesse verso ciò che è inesplorato o non conosciuto e che ciò sia tale da generare nel bambino e nella bambina una tensione o meglio una spinta a esplorare e poi a conoscere. Oggi la nostra infanzia vive uno stato di “carenza” da natura, di “mancanza” di un rapporto diretto, vero e concreto con la terra, cioè con quel selvatico che invece dovrebbe essere un loro diritto e all’opposto diviene solo sporadica esperienza sempre organizzata e gestita dagli adulti. Le nostre scuole vogliono porsi come rimedio, come occasione di incontro, vera, continua, anche per i bambini di città, con quella ricchezza e con quella avventura altamente educativa che è coltivare un orto. Partendo dalla pedagogia di Gianfranco Zavalloni cerchiamo di applicare una “didattica degli orti”, vivendola come occasione di rallentamento, come esperienza capace di sviluppare le abilità manuali, le conoscenze scientifiche e lo sviluppo del pensiero logico ed ecologico. Lavorare la terra, permette di sviluppare la pazienza e allunga i tempi dell’attesa, permette inoltre di far dialogare il pensare con il fare diventando progetto.

Fare un orto con i bambini significa prendersene cura quotidianamente vivendo il fuori come un’aula didattica decentrata, ampliando quindi lo spazio e il tempo del fare scuola, significa maturare la consapevolezza che per ottenere qualcosa bisogna applicarsi, impegnarsi e soprattutto aspettare, attendere, pazientare.

Riusciamo a unire teoria e pratica, pensiero e azione, riusciamo a suscitare nuove domande e grande entusiasmo raggiungendo apprendimenti efficaci quindi duraturi.

L’orto è l’elogio del piccolo, della gemma preziosa che darà buoni frutti se curata e nutrita. Lavorare la terra ci avvicina alla sapienza dei nonni e a quelle storie locali, della tradizione, delle nostre radici su cui tutti affondiamo.

Lavorare la terra ci allinea con le stagioni e il passare del tempo, ci abitua ad avere amore e rispetto per il nostro territorio, a essere una scuola ecologica capace quindi di generare sensibilità per essere custodi e non consumatori. Coltivare la terra dunque come forma di antidoto contro ogni forma di abuso, come archivio di saperi e come possibilità di ampliare lo sguardo dal vicino al lontano, verso il fuori oltre la siepe del nostro giardino in un’ottica di scuola inserita in un sistema formativo integrato. Permette di conoscere e apprezzare nuovi sapori, di cambiare le abitudini alimentari talvolta scorrette dei bambini avviando una riflessione e una nuova consapevolezza da parte delle famiglie permettendo così alla scuola di porsi come esempio di buone prassi.

Alla scuola dell’infanzia G. Zavalloni ci sono quattro orti, un frutteto, una piccola vigna e una serra d’inverno che permettono ai bambini di sperimentarsi in quella che il Maestro Gianfranco Zavalloni definiva la “contadinanza attiva”, di stare cioè nel campo, di coltivare saperi e amicizie, di gettare i semi in una terra feconda aspettando che questi diano buoni frutti.

Federica Melucci